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“TRA POESIA, SPIRITO E CHARLES – I LUMINOSI VERSI DI BUKOWSKI” di Riccardo Geminiani

“TRA POESIA, SPIRITO E CHARLES – I LUMINOSI VERSI DI BUKOWSKI” di Riccardo Geminiani

a cura di Riccardo Geminiani

Bukowski, un poeta che distillava luce dalle ombre
È dai luoghi più impensabili che talvolta arriva la luce più accecante. Da un universo fatto d’alcool, prostitute, scommesse e lavori precari – costanti dei suoi scritti e della sua vita – e con una prosa ruvida, cruda, spesso dissacrante, Charles Bukowski ha sempre distillato versi di rara bellezza e profondità. Illuminanti.
C’è luce nella sua poesia, e la si vede più che altrove perché è una luce che si genera dalle ombre, per contrasto. Una luce potente e penetrante. Che rischiara anche il vero volto di questo autore, sciogliendo quelle parvenze da maledetto e nichilista, e mostrando la presenza di un animo fragile e sensibile. Una profondità descritta magnificamente nelle quattro poesie che vi proponiamo in queste pagine.

Un uccello azzurro
Nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma con lui sono inflessibile,
gli dico: rimani dentro, non voglio
che nessuno ti
veda.

nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io gli verso addosso whisky e aspiro
il fumo delle sigarette
e le puttane e i baristi
e i commessi del droghiere
non sanno che
lì dentro
c’è lui

nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io con lui sono inflessibile,
gli dico:
rimani giù, mi vuoi fare andar fuori
di testa?
vuoi mandare all’aria tutto il mio
lavoro?
vuoi far saltare le vendite dei miei libri in
Europa?

nel mio cuore c’è un uccello azzurro che
vuole uscire
ma io sono troppo furbo, lo lascio uscire
solo di notte qualche volta
quando dormono tutti.
gli dico: lo so che ci sei,
non essere
triste

poi lo rimetto a posto,
ma lui lì dentro un pochino
canta, mica l’ho fatto davvero
morire,
dormiamo insieme
così col nostro
patto segreto
ed è così grazioso da
far piangere
un uomo, ma io non
piango, e
voi?

Sii gentile
Ci viene sempre chiesto
di comprendere l’altrui
punto di vista
non importa quanto sia
antiquato
stupido o
disgustoso.

Uno dovrebbe
guardare
agli errori degli altri
e alle loro vite sprecate
con
gentilezza,
specialmente se si tratta di
anziani.

Ma l’età è la somma
delle nostre azioni.
Sono invecchiati
malamente
perché hanno
vissuto
senza mettere mai a fuoco,
hanno rifiutato di
vedere.

Non è colpa loro?
Di chi è la colpa?
Mia?

A me si chiede di mascherare
il mio punto di vista
agli altri
per paura della loro
paura.

L’età non è un crimine
ma l’infamia
di un’esistenza
deliberatamente
sprecata
in mezzo a tante
esistenze
deliberatamente
sprecate lo è.

Il cuore che ride
La tua vita è la tua vita.
Non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza.
Stai in guardia.
Ci sono delle uscite. Da qualche parte c’è luce.
Forse non sarà una gran luce, ma la vince sulle tenebre.
Stai in guardia.
Gli dei ti offriranno delle occasioni.
Riconoscile, afferrale.
Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
La tua vita è la tua vita. Sappilo finché ce l’hai.
Tu sei meraviglioso, gli dei aspettano di compiacersi in te.

Sprecare la vita
Lamentele infime e triviali,
costantemente ripetute,
possono far ammattire un santo,
per tacere di un bravo ragazzo
qualunque (me)
e il peggio è che chi
si lamenta
nemmeno si accorge di farlo
a meno che non glielo dici,
e perfino se glielo dici
non ci crede.
E così non si conclude
niente
ed è solo un altro giorno
sprecato,
preso a calci,
mutilato
mentre il Buddha
siede nell’angolo e sorride.