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“SOLVE ET COAGULA: L’ALCHIMIA DELLE ESSENZE PER LA CURA DEI DISTURBI PSICOLOGICI” di Stefania Del Principe e Luigi Mondo

“SOLVE ET COAGULA: L’ALCHIMIA DELLE ESSENZE PER LA CURA DEI DISTURBI PSICOLOGICI” di Stefania Del Principe e Luigi Mondo

Gli oli essenziali sono veri e propri concentrati di Natura in grado di agire a livelli molto sottili nell’essere umano. Dall’antico Egitto fino a oggi, l’uso come potente rimedio per la salute di corpo e psiche

Il loro vero nome è “oli eterei”, perché si tratta di sostanze quasi impalpabili, estremamente volatili e della natura quasi celestiale.
Il loro procedimento di estrazione ricorda un po’ gli antichi processi alchemici; per estrarre un buon olio essenziale, infatti, sono necessarie, nella maggior parte dei casi, diverse ore di distillazione in corrente di vapore.
Più poeticamente potremmo citare le parole di Dioscoride che afferma: «Distillare è imitare il Sole che fa evaporare le acque della terra che le rimanda sottoforma di pioggia».
Questa tecnica è valida per la maggior parte delle piante, eccetto alcune come gli agrumi che devono essere estratti per spremitura a freddo al fine di non alterare le virtù intrinseche di ogni olio essenziale.

Ma da dove vengono queste preziose sostanze?
Gli oli essenziali si trovano nelle piante aromatiche – soprattutto nella parte floreale – che li utilizzano per diversi scopi. Per esempio per attrarre insetti impollinatori oppure, al contrario, per allontanare quelli che invece causerebbero danni alla pianta. Ma non solo: essendo la maggior parte degli oli essenziali dei potentissimi battericidi, le essenze hanno anche lo scopo di difendere il vegetale da attacchi di batteri, parassiti e miceti – o funghi che dir si voglia.
Possiamo quindi affermare che gli oli essenziali o oli eterei sono delle sostanze intelligenti prodotte per scopi ben precisi.
Ogni olio essenziale, poi, è differente da un altro, ma soprattutto contiene tantissime sostanze, molte delle quali ancora non identificate dalla moderna scienza. Nonostante il nome, le essenze non sono affatto “oleose” come potremmo pensare, anzi… sono più leggere dell’acqua con una densità inferiore allo 0,900.

Essenze: concentrati di Natura
Una delle peculiarità degli oli essenziali (O.E.) è quella di essere dei veri e propri concentrati di Natura. Si pensi che per ottenere soltanto 5 grammi di olio essenziale di rosa occorrono circa 100 kg di petali. Questo fa sì che in ogni goccia di essenza che viene adoperata, vi sono nascoste le virtù di diversi kg di materia prima. Se tutto ciò significa avere a disposizione in un minimo contenuto tanto benessere, vuole anche dire che il prezzo di ogni olio essenziale non può essere poi così basso.
Però non fatevi fuorviare da questa affermazione: l’olio essenziale di menta, per esempio, ha un prezzo medio di 7 euro per flaconcino da 10 ml. Ciò significa che il suo prezzo è di 700 euro al litro! Il prezzo non è assolutamente basso pertanto. L’essenza di menta ha tuttavia una resa media, si ottengono mediamente 250 – 500 ml di olio essenziale per 100 kg di pianta fresca. Perciò anche se un olio essenziale di resa minore costasse più del doppio, per esempio 20-25 euro per 10 ml il prezzo è comunque altissimo (2.500 euro al litro) se si considera il prezzo di acquisto della pianta coltivata. Attenzione allora ai prezzi elevati ingiustificati. Alto potrebbe essere sinonimo di qualità, ma se è troppo alto allora non è giustificato.
Gli oli essenziali vanno comunque adoperati a dosi infinitamente basse (poche gocce per volta): unico modo per ottenere il massimo dell’efficacia. Secondo alcuni studi, infatti, più è alta la dose, più è bassa l’efficacia terapeutica. Questo vale sia per l’assunzione orale che l’utilizzo per via esterna. Gli oli essenziali hanno una natura talmente volatile che entrano nel circolo sanguigno in poco tempo anche se utilizzati localmente o, semplicemente, annusati. Quest’ultima è la via migliore per agire sulla psiche di una persona.

Dall’antico Egitto una grande conoscenza
Chiunque abbia avuto a che fare con l’antica sapienza di questo pianeta, sa che in tutte le popolazioni esisteva una scienza superiore a quella odierna che, tra le tante cose, usava in maniera sapiente e saggia anche gli oli essenziali. Tra queste, l’Egitto è senz’altro la numero uno. Non basterebbe un libro per parlare solo di oli essenziali abbinati a questa meravigliosa civiltà. Tuttavia, possiamo ricordare i fatti più importanti. Come non parlare, per esempio, dei medicinali risalenti a più di tremila anni fa, preparati con vini altamente alcolici ed essenze?
Ma non solo, poiché gli Egizi conoscevano praticamente tutto lo scibile in campo cosmetologico – dalle tinture per capelli, ai fard e prodotti di bellezza – non potevano non usare gli oli essenziali anche nella preparazione di unguenti di bellezza preparati con olio di oliva, mandorle, sesamo e grassi animali.
Che dire invece del famoso Kiphy? Dioscoride sulla Materia Medica, scrive che questa miscela profumata, realizzata con vari profumi è dedicata agli dèi che ne hanno insegnato la preparazione, ma ne possono far uso anche i sacerdoti.
Il Kiphy è, tra le tante cose, anche un prezioso antidoto e un eccellente medicamento contro l’asma. A detta di Plutarco «Gli ingredienti non sono miscelati a caso, ma secondo una formula indicata nei libri sacri, che vengono letti durante la preparazione a coloro che sono incaricati di fare questo profumo […]. Questo odore s’insinua nei corpi attraverso il respiro, li distende in modo dolce e lento, li invita al sonno e diffonde intorno a sé un delizioso stato di benessere. Le preoccupazioni quotidiane, che sono come penose catene, perdono il loro dolore e la loro intensità; ci si intorpidisce  e rilassa senza ricorrere all’ubriacatura. Agendo anche sull’immaginazione, facoltà così potente nel sogno, queste esalazioni la rendono in qualche modo netta come lo specchio più terso. L’effetto ottenuto non è meno meraviglioso di quello del suono della lira di cui godevano i pitagorici prima di addormentarsi».
Un altro uso che è divenuto famoso tra gli antichi Egizi è quello della mummificazione. Si pensi solo che le mummie erano talmente “piene” di essenze, che in passato venivano addirittura vendute a scopo curativo.
Anche in India, più di cinquemila anni fa, le essenze erano già utilizzate a scopo curativo – in particolare nella pratica di massaggi e bagni curativi al fine di curare mente e corpo.
Purtroppo la maggior parte di queste antiche e preziose conoscenze verranno perse con l’avvento del Cristianesimo, periodo in cui viene registrato il massimo declino di tutta l’antica saggezza.
Se gli oli essenziali, vengono in seguito reintrodotti – anche se in maniera molto diluita – lo dobbiamo agli Arabi.

Oli essenziali e psiche
Intorno al 1200 grazie ai crociati che importarono dal mondo arabo tutta la conoscenza relativa alle essenze, si cominciò a parlare di quintessenze. Ma fu grazie a Paracelso se queste cominciarono a essere maggiormente diffuse attraverso la spagiria. Quest’ultima è una scienza prettamente alchemica che indica la separazione e aggregazione. Ossia la separazione delle sostanze impure o tossiche per poi riaggregare solo i principi attivi più importanti. Secondo la loro teoria, infatti, ogni elemento che risiede in natura era dotato di un corpo, di un’anima e di uno spirito. Ma solo gli ultimi due hanno il potere di guarire. Ecco perché bisogna prima separare tutto e poi riaggregare solo ciò che occorre. Riprende quindi il principio solve et coagula, già indicato da Ermete Trimesgisto e nella famosa Opera al nero: Fac Fixum volatile et volatile fixum.

Ora vi starete probabilmente domandando quale sia il nesso tra essenze e psiche. Bene. Provate, per un attimo a pensare al profumo di una rosa o di un fiore che amate: non rievocano forse in voi alcuni ricordi o emozioni?
Il profumo è qualcosa di magico perché non si può toccare, non si può vedere ma comunque pervade ogni area del nostro organismo innescando sensazioni positive o negative a seconda del suo aroma.
Le nostre mucose nasali sono composte da circa dieci milioni di cellule nervose che si rinnovano ogni 28 giorni. Queste sono coperte da peli vibratili che possiedono dei recettori olfattivi in grado di riconoscere ogni tipo di profumo. Questa è l’unica zona del nostro corpo in cui il sistema nervoso viene a contatto diretto con il mondo esterno. Ogni stimolo olfattivo comunica con il bulbo olfattivo che dirige l’aroma in varie aree del cervello. È così raggiunto in maniera diretta il sistema limbico, senza passare per la corteccia cerebrale. Quindi possiamo affermare che il profumo viene bypassato e noi possiamo “immagazzinare” il profumo ancor prima di avvertirlo. Questi stimoli, a livello cerebrale, innescano la produzione di diverse sostanze nel nostro corpo: per esempio le encefaline che infondono un senso di benessere; possono calmare la percezione del dolore o provocare stati di estrema felicità.
E poi le endorfine che, sappiamo bene, giocano un ruolo fondamentale nella percezione del dolore. Oppure l’adrenalina che ha un effetto tonificante o ancora la serotonina che rilassa. Insomma, i profumi sono in grado di comunicare con noi, sia a livello psicologico innescando anche ricordi, emozioni e stati d’animo, creatività, immaginazione, ma anche a livello fisico inducendo stati di benessere.

Il percorso delle essenze inalate
Se l’essenza viene inalata attraverso il naso, questa arriva direttamente al cervello, poi al sistema neurovegetativo che indurrà la produzione di ormoni e, in seguito, “colpirà” la sfera emozionale.
Se invece viene inalata dai polmoni, arriva anche ai bronchi, poi nel sangue attraverso arterie e vene, quindi ai vari organi, pelle eccetera. È ovvio che qualsiasi utilizzo per via esterna presuppone anche un’inalazione a livello nasale e polmonare.

Come utilizzare le essenze
Se si vogliono adoperare per via esterna si possono utilizzare in diversi modi: per esempio con la lampada aromatica, un contenitore in terracotta provvisto di una tea light, in cui si versano alcune gocce di essenza insieme a dell’acqua tiepida o olio. Altrimenti si possono annusare, all’occorrenza, direttamente dal flaconcino, oppure versare sul cuscino prima di addormentarsi, su un fazzoletto e così via.

di Stefania Del Principe e Luigi Mondo