Rivista, Libri ed Eventi su Spiritualità - Nuove Scienze - Arti - Benessere

“L’UMORISMO COME VIA SPIRITUALE” di Gianluca Magi

“L’UMORISMO COME VIA SPIRITUALE” di Gianluca Magi

di Gianluca Magi

All’interno della narrativa iniziatica c’è una tradizione che riesce a far coesistere la sapienza all’umorismo e che usa il sorriso come chiave per aprire le porte della conoscenza. Le tradizioni sufi, taoista, zen, hindu e chassidica hanno tramandato fino ai giorni nostri un numero sconfinato di storie che ci mostrano – piacevolmente – come l’umorismo possa essere una chiave importante per lo sviluppo spirituale dell’uomo. Le antiche tradizioni conoscevano bene questa via, i racconti umoristici mostravano in maniera efficace e implacabile la realtà e la natura umana, e il sorriso che si generava dall’ascolto di queste storie diveniva spesso un lampo di illuminazione per gli ascoltatori. Tra gli studiosi e gli autori che hanno rivalutato questo genere, c’è sicuramente Gianluca Magi. Sono sue le “burle spirituali” che vi proponiamo in queste pagine. Storie che Magi ha ripreso dalle antiche tradizioni, e rielaborato in versioni più accordanti ai nostri tempi e luoghi. Il risultato è una lettura affascinante, divertente e didattica. Una lettura che ha sedotto anche Alejandro Jodorowsky, e sono proprio le sue parole a introdurci a loro. “Sono incantato da questi racconti e dai profondi commenti che trasmettono una sapienza straordinaria – scrive Jodorowsky a proposito delle burle spirituali di Magi – L’umorismo di queste storie mostra che la realtà dipende da come la si guarda; insegna che il sorriso svelando la frammentarietà del pensiero umano lo avvicina alla totalità. È un invito a intraprendere un cammino di coscienza”.
Buona lettura.

Turbamento
Quando si è accecati dalle proprie censure mentali si vedranno le cose per quello che non sono.

Un medico chiese all’allieva:
«Mi sai dire qual è quella parte del corpo che s’ingrandisce di dieci volte rispetto alla sua naturale dimensione quando viene esposta a un grande impatto emozionale?»
L’allieva arrossì visibilmente. E disse che non se la sentiva di rispondere.
Il medico quindi rivolse la stessa domanda a un altro studente, il quale prontamente rispose:
«La pupilla dell’occhio».
Allora il medico disse alla ragazza:
«Il tuo turbamento è rivelatore di tre cose. Primo: non hai studiato. Secondo: nutri pensieri di cui ha vergogna. Terzo: probabilmente un giorno avrai una forte delusione che ti addolorerà parecchio!».

Conoscenza e azione
Il sapere acquisito, preso in prestito dai libri, non può cogliere la praticità dell’esistenza.

Un erudito pedante e pieno di sé noleggiò un piccolo traghetto per attraversare un fiume. Dopo essere salpati, il traghettatore gli rivolse la parola in maniera sgrammaticata.
«Hai mai studiato la grammatica?», gli chiese l’erudito con tono saccente.
L’altro rispose:
«No, mai!»
Allora l’erudito esclamò:
«In tal caso hai perduto metà della tua vita».
Non passò troppo tempo che le acque del fiume iniziarono a gonfiarsi e ad agitarsi. Il traghettatore si rivolse all’erudito e chiese:
«E tu hai mai imparato a nuotare?»
«No!».
«In tal caso», disse il traghettatore, «tutta la tua vita è perduta: stiamo affondando!».

Visione interiore
La visione interiore non dipende dall’età. L’intuizione non è legata al passato, ma all’attività cosciente dell’individuo.

Un ministro era in aereo diretto a uno dei suoi tanti meeting politici. D’un tratto gli venne quella che a lui sembrava una brillante idea e disse:
«Certo che se lanciassi dall’aereo una banconota da duecento euro, farei felice una persona».
Uno degli attendenti presenti disse:
«Magari lanciando due banconote da cento euro, farebbe felici due persone».
Un altro disse:
«È vero, ma lanciando dieci banconote da venti euro, ne farebbe felici dieci».
«Per farne felici venti», disse un altro ancora, «potrebbe lanciare venti banconote da dieci».
«Ma c’è anche un modo per fare felice l’intera nazione!», disse un bambino che aveva ascoltato tutto quello strano discorso, «Basterebbe che il ministro si buttasse dall’aereo!».

La nota giusta
Quanti aspirano alla conoscenza superiore solo per liberarsi dalle proprie tensioni emotive, non saranno in grado di estrarre dalla realtà ciò che essa contiene veramente.

Un giorno un vecchio musico se ne stava seduto sopra un muretto nella piazza del mercato. Pizzicava il suo liuto suonando sempre la stessa nota.
Attorno a lui si raccolse un gruppo di persone per ascoltare le sue melodie. Il vecchio musico suonava sempre la stessa nota e così la gente cominciò a spazientirsi.
Il più nervoso del gruppo sbraitò:
«Ora ci hai proprio annoiati! Perché invece non fai qualche variazione così come fanno tutti gli altri musici?».
Il vecchio musico rispose:
«Loro stanno ancora cercando la nota giusta. Io invece l’ho già trovata».

Come dire le cose
Il saggio parla secondo la capacità di comprensione dell’uomo che vuole portare in salvo.

L’avaro del paese cadde nelle acque del lago.
«Aiuto! Aiuto! Non so nuotare», gridava a squarciagola annaspando nell’acqua.
I paesani accorsero a salvarlo. Uno gli urlò:
«Dammi il braccio, che ti tiro fuori!»
Un altro gridò:
«Dammi la mano, che ti salvo!»
Un altro gridò:
«Dammi il dito, che ti afferro!»
Ma l’avaro non dava proprio un bel nulla: né braccio, né mano, né dito. E veniva sempre più inghiottito dalle acque.
Allora un altro gli disse:
«Prendi la mia mano, che ti porto in salvo».
Immediatamente l’avaro afferrò la mano dell’uomo. Fu così che venne salvato.

Verità apparente e verità interiore
Se ci si ferma a una accettazione intellettuale dei parametri di bene/male, vero/falso, bello/brutto costruiti dagli uomini durante la storia del pensiero, non si svilupperanno mai nuovi organi per l’evoluzione interiore.

«Le leggi non rendono migliori gli uomini, in quanto esse non sono in armonia con la verità interiore. Le leggi sono solo una verità apparente. Sono una produzione dell’uomo, per questa ragione la gente tende a non rispettarle. Occorre passare prima per la verità interiore per poter poi praticare la verità apparente. Solitamente, invece, si vuole il contrario», disse il consigliere al re.
«No, le cose non stanno così!», sbuffò il re, «Se una cosa è vera è vera, se è falsa è falsa. È possibile invece fare praticare la verità alla gente attraverso le leggi. E te lo dimostrerò!».
Così il giorno seguente chi si presentava davanti alle porte della città era atteso da un boia con la mannaia in mano e da un avviso con su scritto:
«Se si vuole entrare in città si dovrà rispondere a una domanda. A chi risponde la verità sarà concesso entrare. A chi mente, verrà tagliata la testa».
Il consigliere del re fu il primo a farsi avanti.
«Dove stai andando?», chiese il boia.
«Vengo a farmi decapitare», rispose il consigliere del re.
«Non ti credo!».
«Bene. Se ho mentito allora tagliami la testa!».
«Beh, ma se ti decapito perché hai mentito, allora in questo modo avresti detto la verità!».
«Esatto! La vostra verità!», rispose il consigliere del re.