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“I SOGNI (SACRI) INTESSUTI NELLA STOFFA” di Tiziana Ciavardini

“I SOGNI (SACRI) INTESSUTI NELLA STOFFA” di Tiziana Ciavardini

Gli Ikat, un tempo erano delle stoffe cerimoniali rigorosamente lavorate a mano, quale espressione della comunicazione attraverso i sogni. Avevano valore sacro e terapeutico, oggi relegato a semplice business.

ancora oggi molto conosciuti per la tessitura di stoffe cerimoniali lavorate a mano, chiamate comunemente Ikat. Vengono utilizzate durante i rituali e in ogni pratica religiosa. La parola ikat rappresenta un procedimento per la tintura dei filati e ci sono varie diatribe sul significato di questo termine: alcuni sostengono significhi nuvola; altri propendono di più per il significato di legare insieme. Pablo Picasso, fra i piú illustri conoscitori di quest’arte, la definí «una tecnica appassionante, trascendentale e di notevole importanza».

Bianchi e colorati
L’ikat tecnicamente è una “tintura a riserva”, ossia un tipo di tintura dove parti dei filati vengono protette tramite una stretta legatura per non essere tinte, mentre le parti non legate si colorano. Si distingue un ikat semplice, nella quale la tintura è praticata sui fili dell’ordito, uniti in piccoli mazzi legati in modo da ottenere, durante la tessitura sul telaio, il disegno prestabilito e un ikat doppio, nel quale sono trattati con analogo procedimento anche i fili della trama. Con la parola ikat peró non si intende solo la tecnica della tessitura, ma anche i tessuti di realizzazione artigianale, colorati con la stessa tecnica.
L’ikat si distingue facilmente dalle imitazioni stampate, per la tipica compenetrazione e fusione dei colori nei punti di inizio, e di fine, dei disegni.

L’arte segretissima
Questo tipo di tessitura era generalmente riservata alle donne, mentre agli uomini veniva permesso di occuparsi della tintura di alcuni fili. Le fasi di tintura richiedevano la massima segretezza e spesso la zona dedicata a queste operazioni era all’interno delle longhouses (le case lunghe) ed era protetta da pareti divisorie. Gli intrusi venivano cacciati pubblicamente e, per punizione, costretti ad “assaggiare” il colore. I fili dovevano venir montati sul telaio solo in un giorno propizio, altrimenti si sarebbero spezzati. In alcuni villaggi costieri erano invece necessarie condizioni quali la luna piena e l’alta marea. Se nel villaggio moriva qualcuno, le operazioni di tessitura venivano interrotte immediatamente per evitare che lo spirito del defunto si vendicasse portando malattie ai tessitori e indebolendo i fili.

La consacrazione e l’ispirazione
degli dèi
Il prodotto finito era poi consacrato e, forse proprio per questo, si riteneva che certi tessuti avessero poteri in grado di proteggere il tessitore. Inoltre, la loro presenza, pareva necessaria per l’esecuzione di magie e rituali nelle pratiche concernenti il ciclo vitale. Tradizionalmente era la dea Kumang che inviava sogni e idee per la realizzazione di un disegno. Durante la caccia alle teste, nei secoli scorsi, le donne accoglievano i guerrieri al ritorno da un combattimento, avvolgendo la testa tagliata del nemico in un ikat preparato appositamente, il cui colore predominante era, ed è sempre, il rosso scuro.

L’armonia tra gli spiriti e l’uomo
Gli ikat rivestivano – e tutt’oggi rivestono – un ruolo importante all’interno della società Iban. Spesso lo scopo principale di questi tessuti era quello di mantenere l’armonia e l’equilibrio tra gli spiriti e l’uomo. Storie religiose mitologiche o concetti personali venivano dunque espressi e rappresentati negli ikat. A oggi ci sono pochissimi studi pubblicati su quest’arte. Se ne possono trovare alcuni riguardanti la tecnica, i colori, i disegni, ma quasi nessuno che abbia mai parlato del vero significato – e soprattutto dell’interpretazione – dei simboli rappresentati. Le difficoltá di dare una spiegazione alle figure rappresentate nell’ikat, sta nel fatto che l’interpretazione può essere individuata per un solo disegno rappresentato, ma diventa difficile quando al singolo disegno se ne abbinano altri.

I rituali e il potere spirituale
Gli ikat vengono utilizzati per la maggior parte dei rituali nella vita di ogni persona, dalla nascita alla morte, e spesso vengono chiamati sogni tessuti, poiché rappresentano la trasposizione dei sogni delle donne Iban. Le popolazioni Iban credono che nel profondo delle trame di queste stoffe vi sia un potere spirituale in grado di attirare la benevolenza degli spiriti. Per gli Iban, l’esperienza onirica e i sogni sono un importante mezzo di contatto con il mondo sovrannaturale. C’è, infatti, una comune credenza tra queste popolazioni secondo la quale l’anima umana può entrare o lasciare il corpo generalmente attraverso la fontanella del cranio. È specialmente durante i sogni che l’anima dell’individuo abbandona il corpo e prova ogni genere di avventura e contatto con gli spiriti. Questa è la ragione per cui i sogni, e la loro interpretazione, sono ritenuti importanti nella vita quotidiana – anche per far sì che gli individui possano valutare se le loro imprese avranno successo o meno. I sogni sono anche un importante meccanismo d’innovazione religiosa e di cambiamento, poiché le esperienze oniriche possono produrre idee e pratiche completamente nuove. Essi non sono, in altre parole, controllabili in alcuna misura. Se durante il sonno un’anima si allontana troppo o si perde, essa provoca una malattia perché il corpo è privato della sua essenza spirituale. Se l’anima non può essere recuperata, la morte sarà inevitabile. Quindi i sogni sono parte integrante della pratica della tessitura ikat. Da madre a figlia, tramandare l’arte dell’ikat, presso gli Iban, è sempre stato un strumento per comunicare la propria identitá. Trasmettere quest’arte non implica solo la conoscenza della tecnica di filatura, ma vuol dire soprattutto tramandare il “significato” (i motifs) dei simboli e dei disegni in essi rappresentati.

Un arte in declino
Dalla fine degli anni Ottanta, però, la tecnica ikat ha perso terreno. Gli ikat originali sono diventati difficili da trovare e i pochissimi e rarissimi esemplari vengono celati gelosamente quale eredità lasciata dai vecchi capi villaggio. La situazione attuale fa notare che, purtroppo, le nuove generazioni – e specialmente le giovani donne Iban – non sembrano mostrare particolare interesse al significato e alla pratica di questa cultura materiale che sta scomparendo. Poiché la memoria di una comunità è strettamente connessa alla sua identità, recuperando la propria storia, la collettività può dare un senso al suo passato ma anche al suo presente, perché riesce a decifrarne le motivazioni. Dal mutamento repentino procurato dall’avvento della globalizzazione che ha influenzato negativamente la cultura materiale di queste popolazioni, si evidenzia come l’identità degli Iban stia mutando e, con essa, anche questa antichissima arte.
Oggi esibizioni di tessuti e competizioni tra le varie tessitrici Iban attirano l’attenzione di turisti, di esperti e di collezionisti che giungono in Borneo da ogni Paese. Infatti sono proprio i collezionisti di ikat che stanno diventando sempre più esigenti e l’interesse economico sta prendendo il posto del valore sacro e del contenuto primario della loro espressione. La tradizione orale sta scomparendo, come stanno scomparendo le tessitrici. Le uniche che al momento sono in grado di realizzare un ikat, sono confuse su quale strada intraprendere. La prima, quella che rimanda l’ikat alla storia orale in cui le donne riversavano i propri pensieri, o la seconda, quella che farà dell’ikat un pezzo in piú per aumentare la collezione di uno straniero il quale, in realtà, non sa neppure comprenderne il significato mistico.

Un tentativo di recupero
Al fine di porre un tempestivo rimedio a questa perdita di cultura e di identitá, da parte di organizzazioni non governative sono stati avviati alcuni programmi atti al “recupero della tradizione”. Questo recupero avviene in alcuni casi, incentivando le tessitrici nella produzione di ikat, con il fine di farne esclusivamente un prodotto commerciale. Pertanto quelli che erano i disegni rappresentati attraverso la trasposizione dei sogni, ritenuti sacri e segreti ora vengono rigorosamente copiati e abbelliti secondo le esigenze e i gusti di eventuali acquirenti, al fine di favorirne la vendita. Per esempio, la normale pratica di usare cotone nella produzione dell’ikat, oggi è stata sostituita con l’uso della seta venendo appunto incontro alla richiesta del compratore e facendone altresí aumentare il prezzo. La figure sacre, specialmente gli animali quali il coccodrillo, la lucertola e il serpente che fanno parte della mitologia Iban, sono oggi convertite in altre figure seguendo la fantasia e l’immaginazione del collezionista. Convenendo che gli ikat possono essere utilizzati quale forma di preservazione della cultura Iban, potrebbero altresì cadere nella speculazione. A farne le spese sono comunque le comunità Iban e la loro cultura. Oggi, attraverso le esibizioni o le sfilate di moda – organizzate con la scusa e con l’intento di ridare identità a queste popolazioni associate all’avvento di internet e la nuova globalizzazione – gli ikat sono alla portata di tutti. Mancando peró testi scritti relativi ai simboli e alle interpretazioni delle figure rappresentate negli ikat, mancano anche gli esperti del settore. Un ikat realizzato nell’ultimo anno può quindi esser venduto per un pezzo di antichità unica. Concordando con la maggior parte degli esperti in tessitura, secondo i quali quando si parla di produzione e realizzazione di un ikat si parla di produzione di arte permeata di misticismo, ci si chiede quanto giusto sia appropriarsi di qualcosa che, in fondo, non ci appartiene; anzi sembra piuttosto ovvio che questa nuova strategia di mercato stia in qualche modo depauperando una delle piú alte forme di espressione della cultura Iban, sfruttandola ai soli fini commerciali.

di Tiziana Ciavardini