Rivista, Libri ed Eventi su Spiritualità - Nuove Scienze - Arti - Benessere

“AYURVEDA: MAGIA E SACRALITA’ DELLE CURE MADE IN INDIA” di Krish Benvenuti e Alexander Hau Sing Valencia

“AYURVEDA: MAGIA E SACRALITA’ DELLE CURE MADE IN INDIA” di Krish Benvenuti  e Alexander  Hau Sing Valencia

Rimedi naturali, suoni e contatti con il divino contraddistinguono questa antichissima arte medica, rivolta esclusivamente alla ricerca dell’equilibrio interiore.

Negli ultimi tempi, sempre più si sente parlare di medicine alternative, tradizionali o complementari. Fra queste vi è l’antica medicina Ayurvedica i cui semi stanno germogliando anche in Occidente.
L’Ayurveda, tuttavia, non può essere relegata a una semplice medicina; già dal significato del suo nome se ne evince infatti l’importanza. Ayurveda è una parola sanscrita composta da due termini: ayus – vita o, più precisamente, lunghezza o durata della vita e veda che può essere tradotto come consapevolezza, conoscenza o scienza in senso lato. L’Ayurveda è dunque un insieme di conoscenze che ci aiuta a vivere l’intera durata della vita nel miglior modo possibile. Non solo una medicina, pertanto, ma una vera e propria filosofia che affonda le sue radici nelle tradizioni spirituali dell’India.

Come in alto, così in basso
È affascinante notare che la visione Ayurvedica si basa su concetti assolutamente universali, applicabili a ogni cultura e a ogni tempo: l’inscindibile rapporto fra Macrocosmo e Microcosmo.
Una relazione intima che trova fondamento nella teoria dei Panchamahabhuta, i cinque grandi elementi (spazio, aria, fuoco, acqua e terra) che compongono ogni manifestazione della materia e che ritroviamo all’interno del corpo umano sotto forma dei dosha: vata, pitta, kapha.
Senza approfondire questi concetti – trattati ampiamente in molti testi – possiamo subito notare come sia fondamentale e importante il concetto dell’equilibrio in termini di salute.

Come possiamo, però, ottenere l’equilibrio all’interno del nostro corpo prima ancora di ottenere quello fra mente corpo e spirito?
Quello che in modo superficiale potrebbe sembrare un discorso legato alle filosofie più semplicistiche della New Age, in realtà è oggi argomento di studio anche di medici e scienziati. Come possiamo stare bene se non riconosciamo questo sottile ma vitale rapporto fra Microcosmo (noi stessi) e il Macrocosmo (la Natura)? Secondo le tradizioni indiane, lo squilibrio comincia proprio dalla dualità, dalla mancanza dell’Unione. Per molti potrebbe sembrare un discorso troppo difficile e poco pragmatico, ma in ogni azione quotidiana possiamo ritrovare chiari questi concetti, e l’Ayurveda con la sua consapevolezza e le indicazioni di stile di vita, ci viene in aiuto.

L’importanza dello stile di vita
Grande enfasi viene data alla ruotine quotidiana e alle azioni giornaliere (dinacharya). Si consiglia, per esempio, di alzarsi presto al mattino abituando così il corpo a espellere le tossine, e svuotare l’intestino, oppure a fare del pranzo il pasto principale così come cenare presto la sera e in modo leggero.
Anche solo citando alcune indicazioni si trova subito un’assonanza con le abitudini dei nostri nonni e quelle dei popoli che erano – o sono ancora – in contatto con la Natura. Tutto ciò non è solo buon senso, ma ha una spiegazione scientifica che ritroviamo nelle teorie dei bioritmi fortemente legate al ciclo solare. Fare del pranzo il pasto principale (consumandolo fra mezzogiorno e le 13) è motivato dal fatto che in quella fascia oraria il nostro fuoco digestivo (Agni in sanscrito) è al suo massimo splendore.

La consapevolezza all’origine della salute
Dal momento in cui non siamo connessi con tale consapevolezza incomincia lo squilibrio che a lungo andare genera disturbi fino a provocare una vera e propria malattia. L’Ayurveda riassume questo processo in 6 stadi: accumulazione, aggravamento, espansione, localizzazione, manifestazione e, infine, differenziazione in cui la malattia si consolida.
L’Ayurveda ci viene in soccorso con tutti gli aspetti riguardanti la medicina che sarà proprio un medico ayurvedico a trattare dopo aver fatto una corretta diagnosi. Secondo la tradizione ci si avvale di otto strumenti diagnostici fra cui l’esame del polso (gli altri sono l’esame della lingua, degli occhi eccetera). Tuttavia l’Ayurveda, nel tipico spirito inclusivista dell’India non esclude l’aiuto di strumenti moderni o conoscenze di medicina allopatica (bio-medicina). Ma è proprio nell’osservazione del paziente che si trovano le risposte più interessanti e chiare; lo stesso osservatore deve a sua volta essere un canale puro e questo è il paradosso di molti medici occidentali o di quelli che hanno perso il contatto con la tradizione, poiché per primi non seguono uno stile di vita adatto o hanno un approccio completamente dualista (in cui non si riconosce il rapporto fra Macrocosmo e Microcosmo o non si comprende come mai un disagio della mente o dello spirito può causare problemi e malattie del corpo).

Medicine sì, ma solo naturali
Per quanto riguarda i medicamenti, l’Ayurveda ricorre all’ausilio di rimedi completamente naturali, in particolar modo appartenenti al regno vegetale. La farmacopea tradizionale non esclude tuttavia l’uso di rimedi provenienti anche dal regno animale e minerale. Ancor oggi, per esempio, si usa il ghee (burro chiarificato), il miele e il latte sia per alcuni trattamenti, sia come veicolo (anupana) per alcuni rimedi.
Nella tradizione indiana abbiamo avuto modo di incontrare ancora medici che usano i metalli, ovviamente debitamente purificati e trattati con processi meticolosi che nei testi sono chiamati “shodana”.
L’Ayurveda riconosce potenzialmente un potere a ogni prodotto che offre la Natura: tutto può essere un rimedio o un veleno e per questo è necessaria una vasta conoscenza, supportata da studi approfonditi e lunga pratica.
Uno dei problemi più complessi è quello dell’accettazione da parte del mondo scientifico della validità delle cure ayurvediche difficilmente sperimentabili secondo gli standard delle ricerche scientifiche moderne.

La potenza della Natura
Nella tradizione erboristica dell’Ayurveda, non si utilizzano i principi attivi delle piante, facilmente standardizzabili, bensì la pianta in toto considerandola in tutta la sua potenzialità. Nella tradizione antica, chi raccoglieva le piante – molte volte era il medico stesso – lo faceva in modo rituale compiendo un vero e proprio atto sacro. Si chiedeva il permesso alla pianta e si salmodiavano mantra specifici. Un’attenzione particolare era rivolta anche ai luoghi, ai momenti e alle stagioni per il raccolto. Abbiamo avuto la fortuna di soggiornare a lungo nel Kerala, uno degli Stati meridionali dell’India, dove ancora oggi queste tradizioni vengono rispettate. Palin Nan, regista indiano ha documentato a lungo queste realtà e ne ha racchiuso la poesia nel suo lungometraggio intitolato proprio Ayurveda. Purtroppo in troppe situazioni, quasi sempre per inseguire il profitto, si dimenticano queste tradizioni affidando la raccolta o la preparazione a grandi imprese.
Ovviamente è necessario anche essere aperti al cambiamento dei tempi e si possono trovare aziende che producono con metodi biologici rispettando o riscoprendo la tradizione.
Usare prodotti naturali – e non di sintesi – è tuttavia molto importante, poiché ciò che è presente in Natura lo è anche nelle memorie umane.
Questo non significa negare l’importanza che hanno alcuni prodotti di sintesi ma bisognerebbe ricordare che, a parte casi di malattie particolarmente gravi o avanzate, già i saggi indiani dicevano – ripreso poi da Ippocrate: «Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo».

La prevenzione, il pilastro dell‘Ayurveda
D’altro canto la peculiarità dell’Ayurveda non è solo quella di curare la malattie, bensì quello di prevenirle, mantenendo lo stato di benessere e salute.

Per salute, è bene specificarlo, non si intende solo assenza di malattia – ma, citando le parole dell’OMS: la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia.

Malattia, estirparla alla radice è fondamentale
È importante comprendere le problematiche alla radice, investigandone e capendone le cause per andarle a estirpare con l’aiuto di medicamenti, trattamenti e alimentazione. Per poi riconquistare il benessere e mantenerlo attraverso uno stile di vita sano.
Questo a volte scoraggia le persone che vorrebbero ottenere tutto e subito. Ma come è possibile guarire velocemente da disturbi che a volte si protraggono da anni di cattive abitudini? La cura ayurvedica va alla radice e ovviamente è più lenta, ma in moltissimi casi i risultati sono duraturi. Chi sta seguendo le cure deve perciò essere paziente nel vero senso del termine e si deve assumere le proprie responsabilità scegliendo una corretta alimentazione e uno stile di vita adatto. Nella visione tradizionale quattro sono i fattori importanti nella cura: il medico, l’operatore ayurvedico, i rimedi e ultimo (ma non ultimo) il paziente.

Suoni di guarigione
L’uso dei mantra in ayurveda è sempre stato di fondamentale importanza, purtroppo però l’esportazione di questa filosofia all’estero ha contribuito alla perdita di molte tradizioni o ne ha limitato la conoscenza. Mentre in Occidente è più usuale sentire un insegnate yoga salmodiare un mantra, in India anche i medici li studiano, li recitano e in molti casi li usano anche da un punto di vista terapeutico.
L’anatomia ayurvedica, come quella dello yoga, ha la consapevolezza che non siamo solo un corpo fisico, bensì ne considera altri quattro di natura energetica. Le moderne scoperte della fisica quantistica hanno avvalorato le antiche teorie che riconoscono l’energia come fonte di vibrazioni. Secondo tale teoria, infatti, il mondo ordinario non sarebbe altro che la manifestazione di alcuni tipi di frequenze. Se queste venissero modificate, anche la nostra realtà apparirebbe differente. Allo stesso modo le vibrazioni di un certo livello possono agire sul nostro corpo fisico promuovendone la salute.
Ecco perché il mantra, essendo principalmente vibrazione, è di fondamentale importanza per le guarigioni spirituali e per pacificare la mente. Mente e Spirito: entità dalle quali parte lo squilibrio che poi diventa corporeo.
Quando siamo stati invitati a unirci alla pratica mattutina dello Yoga al Balakashram di Bhuj – creato per accogliere i bambini che durante il terribile terremoto del 2001 hanno perso le famiglie – abbiamo avuto moto di notare quanta importanza si dava ai mantra. La lezione cominciava con la recitazione per undici volte consecutive del Mahamrityunjaya mantra seguito dal Gayatri mantra, terminando, infine, con la recitazione per tre volte i trentadue nomi di Durga. Il responsabile dell’Ashram ci raccontava di quanto aiuto è stata la pratica dei mantra nell’infondere fiducia e sicurezza ai bimbi residenti. Questi mantra sono puri strumenti per incrementare pace, armonia, conoscenza intuitiva, percezione e fiducia.

Un aiuto divino
Nelle cliniche ayurvediche, soprattutto quelle del Kerala, l’operatore inizia il trattamento o il massaggio chiedendo la protezione del Dio Dhanvantari.
Come spieghiamo nel nostro libro Massaggio ayurvedico – Il potere nascosto nelle mani, edito da FAG edizioni, gli aspetti energetici e vibrazionali sono di fondamentale importanza nell’approccio ayurvedico. Un operatore che si appresta a donare un massaggio in uno stato di ansia o di malessere proprio, trasferirà tutte queste emozioni sul ricevente. La musica che in Occidente accompagna i trattamenti, in India è ampliamente studiata e applicata alla stregua di una terapia. Molti medici usano determinati raga per aver effetti sul corpo, in particolar modo sul sistema circolatorio.
L’Ayurveda si dimostra così di essere più che una medicina: è un viaggio all’interno di noi stessi, un omaggio alla danza cosmica della creazione e un tentativo di ritrovare l’unione in un Universo dove la dualità appare reale.

di Krish Benvenuti  e Alexander  Hau Sing Valencia